INTERVENTI. Arch. Di Giacinto - Ing. Perchiazzi


"A LA RECHERCHE DE LA QUALITE' PERDUE" NELLE OPERE PUBBLICHE


Come declinare il tema della “qualità” della/nella progettazione delle Opere Pubbliche? Quali gli strumenti procedimentali previsti dalla legislazione vigente che possano consentire di perseguire “obiettivi di qualità”?
Queste le tracce principali su cui si sono incentrate le conversazioni che ARCHITETTITARANTO ha pensato di proporre ai dirigenti degli uffici di progettazione opere pubbliche per la Provincia di Taranto (Arch. Roberto di Giacinto) e per il Comune di Taranto (Ing. Nicola Perchiazzi) riportando, quasi in parallelo, i due punti di vista e cercando di ricostruire, ugualmente, un percorso comune.

conversazioni a cura
di Antonello Simeone e Filippo Piccinno

ARCHITETTITARANTO: si potrebbe partire proprio dal cercare di comprendere quale “qualità” è richiesta ad un’opera pubblica…
ARCH. DI GIACINTO: innanzitutto è da effettuare una distinzione tra “qualità della progettazione” e “qualità del progetto”, inteso come prodotto finale, risultato conclusivo, tanto più nell’ambito degli interventi di edilizia, rispetto a quelli di infrastrutture….
Ovviamente il punto di partenza per ogni ragionamento è quello normativo, vincolante soprattutto nelle procedure di affidamento… Lo sforzo, quindi, tenendo conto dei principi essenziali sanciti nella legislazione comunitaria, è quello di mediare tra la correttezza e
legittimità del procedimento (finalizzato ad individuare il soggetto affidatario) e l’obiettivo di conseguire la “qualità”, obiettivo che, nel D.P.R. 554/99, trova, quanto meno, un’interpretazione tecnicistica (quantità, tipologia e numero di elaborati, problematiche ambientali, riferimenti normativi, processi di validazione, e così via): è questo, indubbiamente, un protocollo di verifica della qualità rigido e, per così dire, “formale” che non consente, in fondo, l’espressione di
approfondite e complete valutazioni “di merito”.
Nello specifico, ritengo più adatte a conseguire la “qualità” nella progettazione le procedure di affidamento tramite offerta economicamente più vantaggiosa o per mezzo di concorso di
progettazione, specie per opere e importi rilevanti, procedendo, quindi, con l’individuazione, prima, dei soggetti idonei a concorrere e, successivamente, attraverso la selezione delle migliori proposte formulate, scelte per caratteristiche qualitative e metodologiche…

AT: …quali, allora, i criteri di giudizio che, attraverso l’offerta metodologica, consentono di giungere alla “qualità”, riservando precise garanzie alla Stazione Appaltante?
A.d.G
.: personalmente condivido con convinzione l’impostazione che è pervenuta dalla Comunità Europea in merito agli affidamenti di servizi (cfr. circolare 1° marzo 2007), in particolare, per quanto concerne la procedura tramite “offerta economicamente più
vantaggiosa”, ove è stata individuata una precisa distinzione tra professionalità e caratteristiche del soggetto partecipante (cioè gli aspetti, per così dire, “strutturali” e curriculari del concorrente) e offerta tecnico‑economica proposta, la quale deve essere necessariamente attinente l’oggetto dell’intervento così da poter più coerentemente stimarne e misurarne il “valore” e la qualità. Le prerogative soggettive dell’offerente, quindi, hanno lo scopo,
unicamente, di consentire una adeguata pre‑selezione dei partecipanti (nel numero previsto per le procedure “aperte” o “ristrette”), definendo una prima soglia di qualificazione e consentendo, in seguito, di richiedere ai selezionati una proposta mirata sulla base del capitolato predisposto dalla Stazione Appaltante nel quale siano esplicitati i requisiti prestazionali, gli obiettivi del progetto, i criteri qualitativi e le conseguenti metodologie di valutazione: ritengo, così,
tale procedura uno strumento utile ed efficace per il perseguimento della qualità…
La relazione metodologica, ad esempio (alla quale, però, l’Amministrazione non può richiedere surrettiziamente i contenuti di un concorso), dovrà essere redatta come strumento tecnico
“particolare”, non generale e indefinito, e, in conseguenza, elaborato specificatamente per l’oggetto dell’incarico con lo scopo, soprattutto, di evidenziare le singole e particolari problematiche, individuando le specifiche soluzioni e le varianti possibili: è questo, però, un
approccio che non di rado viene eluso dai concorrenti…

AT: perché non procedere allo stesso modo anche per gli incarichi al di sotto dei 100.000 euro, allora?
A.d.G
.: è possibile: certo il ricorso ad una procedura comunque complessa come questa deve trovare ragione in una giustificazione coerente, soprattutto facendo riferimento alla complessità delle opere e all’entità economica dell’incarico: non può trascurarsi, poi, che, considerato il complessivo “clima economico” che vivono in questo periodo le Pubbliche Amministrazioni, il ricorso alla procedura “al massimo ribasso” venga spesso privilegiato per pure ragioni “di
cassa”…
AT: difficile però perseguire la qualità ribassando “al massimo” onorari e tempi…
A.d.G
.: certo ridurre esageratamente tempi ed onorari è un rischio per un progetto di qualità, ma, purtroppo, è quanto disposto dalla legislazione vigente, a partire dall’art.64 del D.P.R. 554/99, né è nelle possibilità del RUP, o dell’Amministrazione, poter derogare a tali
prescrizioni… Per quanto riguarda, nello specifico, gli eccessivi ribassi proposti questi dovrebbero forse trovare maggiore argine, in regime di liberalizzazione delle tariffe, proprio nelle norme deontologiche, più che nelle scelte delle Pubbliche Amministrazioni…

AT: è sicuramente vero che una parte sostanziale di responsabilità è del mondo professionale…
A.d.G.: …ecco perché, quando possibile, prediligo l’affidamento tramite offerta economicamente più vantaggiosa, proprio in quanto capace di coniugare al meglio una scelta coerente e “garantita” del progettista, con i benefici tecnico‑economici attesi dalla Stazione Appaltante.

AT: … e per quanto concerne i concorsi di progettazione?
A.d.G
.: E’ una procedura che reputo utile quando l’Amministrazione desidera un prodotto di qualità, altamente tecnologico e dall’evidente valore architettonico, riservandosi, quindi, la possibilità di effettuare la scelta tra i concorrenti non solo in base ad una relazione di
metodo ma anche sulla scorta di elaborazioni grafiche più specifiche ed approfondite: per questo, ritengo, si presti meglio ad opere eminentemente di “architettura” e anche di una certa rilevanza.

AT: affidato l’incarico, allora, nell’ambito del percorso progettuale, quali i requisiti di “qualità” che ritieni imprescindibili? Quale il rapporto di interrelazione tra RUP e progettista?
A.d.G
.: Il punto di partenza è, ovviamente, quanto richiesto dal D.P.R. 554/99 sebbene sia comunque affidato al RUP il ruolo, per così dire, di “personalizzare” quanto richiesto in funzione della natura, complessità e funzione dell’intervento specifico. Per quanto riguarda l’ufficio che dirigo, l’approccio che impieghiamo vede un rapporto molto stretto con i progettisti al fine di ottenere un risultato valido dal punto di vista formale, rispettoso delle norme tecniche vigenti, corretto dal punto di vista regolamentare… In particolare, poi, per le nuove realizzazioni, specie a destinazione scolastica, maggiore impegno è posto, da parte dell’ufficio, ad indirizzare i professionisti verso un prodotto architettonico qualificato facendo riferimento anche a modelli tratti dal mercato privato o frutto delle conoscenze acquisite in ambito pubblico, facendo tesoro,
per quanto è stato il mio personale percorso professionale, delle esperienze svolte come libero professionista, approfondendo lo studio, le analisi e le verifiche soprattutto in fase di progettazione preliminare e definitiva ove affrontare e risolvere tutte le problematiche
realizzative presenti demandando all’esecutivo il ruolo previsto dalla norma di pura cantierizzazione di quanto autorizzato.
AT: …ancora di più se si attribuisce all’Architettura, specie quella scolastica, un valore, per così dire, pedagogico e un significato “democratico”…
A.d.G.:
Certamente: spesso, infatti, gli interventi di cui ci occupiamo nascono da esigenze e bisogni emergenti da addetti e fruitori e con essi affrontati e approfonditi anche tenendo conto dei possibili futuri utilizzi, flessibili e molteplici, degli aspetti gestionali e manutentivi
e dell’evoluzione della didattica facendo sì, quindi, che spesso ci si spinga anche oltre i minimi/massimi previsti dalla legislazione vigente che, per il settore specifico, è, in alcuni aspetti, superata o inadeguata…

AT: …comprendendo anche gli aspetti connessi alla “sostenibilità”…
A.d.G
.: Senz’altro, è auspicabile: tant’è che ho già proposto, in alcuni casi, disciplinari prestazionali proiettati alla “sostenibilità” anche se questo è comunque un aspetto complesso in quanto bisogna comunque relazionarsi con un mondo produttivo non del tutto all’altezza e con i vincoli posti dalla normativa in merito alla scelta e all’individuazione di beni, materiali e fornitori… Indipendentemente da questi aspetti, comunque, un primo passo è certamente rappresentato dalla corretta valutazione del sito, del clima, degli orientamenti, delle forme, e così via…a partire proprio dall’elio‑rientamento, inteso non soltanto come apporto di
illuminazione naturale…
AT: Ma allora: la “qualità” ha il suo costo dal punto di vista progettuale?
A.d.G
.: Sicuramente… anche se dovrebbe essere sempre obiettivo di chi commissiona un progetto, mettere in condizione il professionista di esprimere il massimo del proprio contributo professionale…
AT: …ne consegue quindi un forte impulso al mondo professionale alla qualificazione e all’aggiornamento costante …
A.d.G.: e alla “buona progettazione”!!




ArchitettiTaranto: Le opere pubbliche di ogni città, a cominciare dalle infrastrutture, sono la spina dorsale dello sviluppo di Piano gestito dalle amministrazioni di ogni centro abitato. Qual è il
significato del termine “qualità” nella pianificazione e nella vita quotidiana dell’ufficio preposto ai cosiddetti Lavori Pubblici?
Ing. Nicola Perchiazzi
: Devo prima di tutto spiegare che, a pochi mesi di distanza dal mio insediamento in quest’ufficio (da gennaio 2009 ndr), ho dovuto affrontare immediatamente problematiche relative alla gestione di opere in corso con carattere di urgenza e che, anche se rientrano nell’ordinaria amministrazione delle cose, sono necessarie ed inderogabili. Con questo voglio dire che non c’è stato ancora il tempo per occuparsi delle questioni legate alla “qualità”
che ritengo essere un argomento comunque primario nello sviluppo ed anche, come ho detto, nella semplice gestione ordinaria e nella programmazione del lavoro del nostro ufficio. Personalmente devo raccontare di essere sempre stato un appassionato di architettura e
della storia dell’architettura in quanto, pur da ingegnere laureato con indirizzo edile, ho approfondito spesso le tematiche architettoniche nazionali e le opere realizzate dagli architetti più famosi al mondo. Pertanto capisco bene cosa significhi conferire “qualità” ad un
progetto e cercare di sensibilizzare, soprattutto, le amministrazioni pubbliche su questo argomento.

AT: Quindi sarà d’accordo con l’affermare che per perseguire la qualità nella realizzazione delle opere pubbliche occorre partire da una visione culturale che nasce anche da questi uffici, dai suoi
dirigenti, dalla sensibilità di chi li gestisce e, molto probabilmente, dall’organizzazione funzionale di tutti i suoi reparti…

NP: Certamente non possiamo fare tutto da soli in quanto, e devo essere chiaro, moltissimo tempo viene impiegato per l’organizzazione e la gestione ordinaria dei lavori pubblici quotidiani.
In questo reparto vi è un continuo lavoro basato sulla manutenzione, sulla gestione, sul rapporto quotidiano con il cittadino, che non ci permette di occuparci, in maniere puntuale, di questioni qualitative propriamente dette. Ma a questo proposito devo anche dire che, dovrebbe vedere la luce l’intervento di ristrutturazione del Palazzo degli Uffici che potrà riqualificare una parte del Borgo; inoltre vi sarà una rifunzionalizzazione di uffici importanti, come ad esempio il trasferimento della sede dei Vigili Urbani che, tra l’altro, è proprio visibile da queste finestre…

AT: …si, ma da queste finestre è anche visibile il piazzale BESTAT, una delle ultime opere (e successive a questa, francamente, non ne ricordo) che hanno costruito una parte di città nello spazio di confine esistente tra il pubblico ed il privato, tra gli edifici per uffici e per appartamenti e la piazza attrezzata, il portico, i sovrappassi pedonali, il sottopasso veicolare … insomma un’opera di architettura ed urbanistica con l’identità riconoscibile degli anni in cui fu realizzata…
NP
: E’ vero, spesso l’architettura colta ha avuto una capacità di incidenza troppo limitata sulla costruzione della città. Nel senso che è rimasta accantonata, non si è diffusa, non si è fatta comprendere e quindi è caduta anche nel degrado. Ma questo non significa che non si debbano promuovere interventi di architettura importanti, magari anche con la guida di architetti famosi…

AT: Si riferisce per caso agli interventi delle Archistar? Come vedrebbe, in questo senso, l’attivazione di concorsi pubblici di idee? Magari con l’apporto di qualche importante studio di architettura nazionale o estero sulla nostra città, anche solo a titolo di ricerca, per innescare un dibattito sull’argomento della “qualità” e svegliare l’animo cittadino sensibilizzandolo sulla riprogettazione della città…
NP
: Sarebbe l’ideale poter usufruire anche solo per qualche ora dell’apporto culturale di un grande architetto per conoscere meglio i problemi della nostra città. Anche solo il fatto che le problematiche urbanistiche interne vengano viste con l’occhio di chi viene da fuori, apre nuovi orizzonti e apporta nuove idee su cui discutere…, io sarei e dirò che, siccome sono molto interessato all’argomento, sarebbe il caso di coinvolgere proprio il vostro Ordine, unitamente alle altre organizzazioni, per aprire un tavolo quasi quotidiano su cui incontrarsi per dibattere dei problemi urbanistici del territorio. Ovviamente è materia molto legata all’ufficio Edilità ed Urbanistica, al quale dobbiamo fare sempre riferimento e con cui concertare unitamente
dei possibili incontri con voi e con tutti gli interessati della materia. Devo dire che in questa amministrazione ci sono esponenti che sono molto attenti ed interessati a questi argomenti e, sicuramente, appoggerebbero una iniziativa di questo genere.

AT: Tornando all’argomento della realizzazione di nuove opere pubbliche, ritiene che lo strumento del “massimo ribasso”, sulle offerte economiche, sia garanzia di perseguimento della “qualità” nella progettazione? Esiste la possibilità di controllare qualitativamente un’opera pubblica? Oppure è tutto demandato alla sensibilità del progettista più o meno attento alla qualità della sua opera? E poi perché la realizzazione delle infrastrutture è appannaggio di progetti solo di tecnica delle costruzioni? Anche la progettazione di un cavalcavia stradale può conferire qualità allo spazio urbano di una città, non fosse altro perché si tratta di opere
ad elevata visibilità spaziale.
NP
: Sicuramente il meccanismo del “massimo ribasso” deve essere rivisto, anche se le procedure con cui i nostri uffici possono perseguire la qualità progettuale sono molto legate ai costi delle opere, a chi le dirige, alle imprese… A riguardo delle opere di infrastrutture spesso si pensa che siano di esclusiva competenza ingegneristica e quindi gli architetti non sono purtroppo considerati…, è un fatto di cultura.

AT: Sull’argomento imprese dovrei aprire una parentesi e chiedere anche a Lei come mai oggi, con tutta la tecnologia che abbiamo a disposizione, le imprese locali siano rimaste al palo e continuino a lavorare, per la maggior parte, con strumenti e tecniche arretrate e legate a tecnologie superate. Per non parlare della manodopera ormai, proprio qualitativamente, di basso livello. Personalmente credo che le imprese siano in gran parte responsabili della mancanza di qualità nella realizzazione di un’opera. Infatti, quando la qualità realizzata esiste, essa stessa è trasversale anche al progetto…
NP: Di fatto constatiamo, nella nostra città, una presenza qualitativa a macchia di leopardo e questo avvalora indubbiamente la sua tesi sulla scarsa scuola imprenditoriale e sulla scarsa qualità del costruito. Inoltre gli interventi sono solo spontaneamente realizzati più o meno meglio di altri. C’è una grossa difficoltà a riconoscere nella produzione estetica dello spazio un ruolo di miglioramento delle possibilità di vita. Io sono personalmente convinto che la qualità degli
spazi urbani determini un grande miglioramento degli stili di vita.
Anche dove c’è il degrado, il progetto ben fatto è molto importante per scoraggiare il vandalismo: il vandalo ha paura del bello e, prima o poi, lo rispetta. Pertanto bisogna insistere sulla strada della qualità. Ma bisogna essere anche attenti a calibrare gli interventi: non basta lastricare di pietra una strada o sistemarci dei lampioni in stile per conferire qualità ad un luogo. Nel mondo ci sono molti esempi di città basate sulla qualità apportata da grandi architetti: sono molto legato,
a questo proposito, all’idea delle opere di architetti come Niemeyer che in Brasile hanno progettato magistralmente l’urbanistica con qualità ed arte. Tutto questo mi interessa molto e, ripeto, siccome non possiamo fare tutto da soli, questo ufficio avrebbe bisogno proprio di un tavolo d’incontro specifico sulla qualità per discuterne soprattutto con voi progettisti.


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