Editoriale


EDITORIALE

PENSARE/FARE QUALITA'
BINOMIO POSSIBILE IN ARCHITETTURA?



Bruno Zevi scrisse: “L’architettura è il termometro e la cartina al tornasole della giustizia e delle libertà radicate in consorzio sociale. Decostruisce le istituzioni omogenee del potere, della censura, dello sfascio premeditato e progetta scenari organici.”
Una così efficace ed appassionata definizione dell’architettura rende possibile ad ogni semplice cittadino la comprensione che un contesto urbano “brutto” è figlio del suo tempo e del contesto umano in cui è sorto e si è consolidato.
Non è altrettanto detto però che eliminando il brutto intorno a noi la società possa diventare improvvisamente e conseguentemente più giusta, libera e democratica.
Gli architetti, soggetti deputati a proporre con forza elementi di miglioramento degli spazi urbani, hanno oggi la tensione etica e la forza culturale tale per porre come obiettivo del proprio operato la ricerca del “bello”, del meglio, in un solo termine, della qualità? Dopo aver focalizzato nel suo numero uno le problematiche a scala territoriale e le risorse di cui dispone la provincia di Taranto, i suoi nodi critici e le sue aspettative di crescita e sviluppo, non è casuale allora che
ARCHITETTITARANTO abbia immaginato di dedicare il suo secondo numero al tema della “qualità nel pensare/(fare) Architettura”.
Così, proponendo di fatto un numero doppio (il primo, AT2, più proiettato alla “scala urbana”, ai “vuoti”, mentre il secondo, AT3, tratterà dei “contenitori/edifici”, i “pieni”). ARCHITETTITARANTO si pone l’obiettivo di concludere un percorso conoscitivo e analitico e di focalizzazione per successivi approfondimenti di scala, attraverso la lettura di alcuni dei “materiali” d’elezione dell’essere Architetto, il territorio, la città e l’abitare.
La città appare un luogo dove la qualità è ancora un obiettivo da raggiungere piuttosto che un punto di riferimento certo. Molto più spesso la città del passato porta in sé caratteri di qualità che oggi con più difficoltà si esprimono nei nuovi interventi a scala urbana. Gli spazi pubblici, i vuoti urbani non sono riempiti di contenuto e sono sempre più volte ridotti a luoghi non luoghi, espropriati del loro ruolo aggregativo mentre la città continua a crescere su se stessa, apparentemente senza un disegno organico e strutturale.
La questione allora che da architetti ci si pone è quindi se si possa parlare o meno ancora di “progettazione urbana”, se possa reclamarsi coerentemente una dimensione “sociale” degli spazi urbani, se possa essere immaginabile recuperarne il significato attraverso una reale progettazione di qualità. Ma la domanda più difficile a cui rispondere è quale possa essere il ruolo dei “professionisti dell’edilizia” e quali le responsabilità, etiche, professionali e morali, della società, della politica, delle amministrazioni, dei progettisti, dei costruttori, ma soprattutto quali le svolte possibili per invertire una tendenza che appare incontrovertibile.
Non è un caso si sia scelto di iniziare la nostra disamina sui temi della qualità proprio dall’Aquila.
Il terremoto abruzzese, il disastro naturale del sisma unito alla scelleratezza umana di progettisti
e costruttori dissennati, ha fornito lo spunto per una valutazione attenta e senza sconti del ruolo del progettista e delle sue gravi responsabilità soprattutto in occasione di eventi di questa natura.
In questo contesto abbiamo scelto di raccontare l’esperienza del soccorso alla popolazione aquilana e di affidare il racconto alla nostra Tonia Marsella che con il suo diario di viaggio ha saputo tracciare un resoconto profondo e appassionato della sua settimana da volontaria sul campo a L’Aquila.
Con la pubblicazione del suo primo numero ARCHITETTITARANTO si è posta da subito come interlocutore per contribuire al dibattito sul ruolo dell’architetto e dell’Architettura nel nostro territorio, sui suoi limiti e sulle sue opportunità, oltre che come luogo di confronto e veicolo di comunicazione del punto di vista degli Architetti, delle ragioni della categoria.
Al fine di incrementare gli strumenti a disposizione dei lettori, il Comitato di redazione ha istituito da qualche mese un blog (http://architettitarantoblog.blogspot.com/) sul quale ogni lettore può partecipare al dibattito in corso e potrà fornire il proprio contributo intervenendo direttamente sui temi già sviluppati nella rivista cartacea o su qualsiasi altro argomento di interesse per la professione.
Dobbiamo però rilevare come, ad oggi, davvero scarsa sia stata da parte dei colleghi l’affluenza al blog e come non sia stato “postato” alcun commento sui temi affrontati. Così come poca attenzione sia stata riservata all’invito rivolto a tutti i colleghi per l’invio di interventi e contributi scritti per la rivista.
Ciò nonostante, è comunque volontà del Comitato di redazione di potenziare il blog, inteso come strumento veloce ed immediato di interazione e confronto tra i colleghi, estendendo nuovamente a tutti l’invito a partecipare alla costruzione della Rivista che nasce e si consolida come l’organo ufficiale dell’Ordine degli Architetti, PPC della Provincia di Taranto.
Buona lettura.

Il C.d.R. di ArchitettiTaranto

1 commenti:

Anonimo ha detto...
on

Questa mattina ho trovato nella cassetta della posta, leggermente bagnato, l'utimo numero del Quadrimestrale dell'Ordine a cui sono iscritto. Ricevo tanta posta, ma questo numero è stata una autentica sorpresa. Premetto che vivo e lavoro a Pescara da quasi oramai vent'anni, ed il mio legame con la città di Taranto si è sempre più affievolito nel tempo.
E ho passato buona parte della mattinata a leggere gli articoli dell'amico Filippo Piccinno, di Marsella, Pontrera ed altri colleghi che non conosco.
Leggere la vostra rivista è stato un pò come sentirmi di nuovo a casa, e capire come poco o nulla sia veramente cambiato nella sostanza nello sviluppo (?) di Taranto.
So che questo nuovo consiglio ha dato più trasparenza ed accesso alle informazioni di quanto sia avvenuto in passato, e non ho la possibilità di giudicare l'operato vostro, ma so che una rivista culturale che parli di qualità architettonica, del destino degli spazi pubblici, della progettualità mancata nelle trasformazioni urbane, è sicuramente una iniziativa da sostenere, anche pubblicamente.

Certo vedere questo blog privo di commenti consolida un modo di vivere anche la professione in maniera del tutto intimistica, e forse svela il cattivo giudizio dei colleghi nei confronti di una istituzione, quella dell'Ordine professionale, forse destinata all'oblio, schiava ancora di una percezione negativa consolidata nel passato.

Buon lavoro a tutti voi

Martino Mitidieri

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